Capita di frequente che genitori alle prese con esagerati capricci dei propri figli, soprattutto tra i 2 e i 3 anni, si rivolgano ad un consulente per cercare soluzioni. Ma cosa sono i tanto temuti capricci? E perché talvolta sfociano in “crisi isteriche”?

In forma lieve, il capriccio è un comportamento di opposizione che serve al bambino per comunicare e affermare la propria volontà rispetto all’adulto. Un “no” deciso e ribelle, in modo sano, e in tal senso va accolto ma non avallato incondizionatamente.

Capricci e crisi isteriche nei bambini fino ai tre anni, perchè?

Al termine della fase neonatale, dopo che il piccolo ha consolidato la sua autonomia in ambito motorio e linguistico, comincia a relazionarsi con i coetanei e con altri adulti significativi: sviluppa così la percezione di sé come dotato di volontà propria e differente dagli altri. Non essendo presente una competenza relazionale matura, tuttavia, il canale preferenziale con cui esprime volontà e affermazione è quello fisico e motorio, anche in forma di acting out (impulso ad agire l’emozione).

Per questo motivo il “no” dei bambini piccoli può essere molto enfatico, ed esprimersi attraverso i capricci, come “prove di autonomia”.

Un’autonomia eccessivamente punita e repressa renderà il bambino dipendente e insicuro; una mai contenuta e indirizzata lo farà sentire onnipotente ma fragile e abbandonato a se stesso (è intuitivo: i bambini non possono fare tutto né decidere tutto da sé).

In forme di intensità crescente, il capriccio può comprendere manifestazioni di rabbia e ira incontrollabili.
Il bambino esplode in una specie di crisi isteriche (il termine “isterico”, nel linguaggio comune, fa oggi riferimento proprio alla rabbia estrema) in cui può piangere, gridare, agitare braccia e gambe, muoversi e rotolarsi sul pavimento, irrigidirsi, andare in apnea momentanea, lanciare oggetti, avere comportamenti autolesionisti, che possono diventare pericolosi per sé o per gli altri.

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bambino che fa i capricci

Il temper tantrum

Quanto descritto è il comportamento che la letteratura anglosassone riassume sotto il nome latino temper tantrum: quella situazione in cui, partendo da un capriccio, la manifestazione prende il sopravvento sulle sue cause e il bambino ne resta letteralmente vittima, non riuscendo a riprendere il controllo.

Si perde di vista, quindi, il desiderio iniziale e concreto (ciò che vuole comprato, la caramella, il non voler andare via) ed il bisogno diventa di tipo psico-affettivo (di contenimento fisico ed emotivo).

Perché si possa parlare di “capricci” (così come di “tantrum” o “comportamenti isterici”), come riteneva  Panizon, è necessaria la presenza di un adulto.
Questo comportamento critico e potenzialmente pericoloso, infatti, è un fenomeno relazionale: non si manifesta se non in presenza di un adulto. È l’adulto il destinatario della comunicazione del bambino, se pur goffa o eclatante.

La problematicità dell’episodio scaturisce dal fatto che i bambini così piccoli non sanno ancora

  • decodificare i propri bisogni nel momento in cui emergono
  • esprimerli al loro interlocutore in modo consapevole e adeguato.

Ecco perché il comportamento diventa una richiesta di aiuto.

Quali possono essere i fattori scatenanti di questi comportamenti come capricci e crisi isteriche?

  • bisogni fisici: fame, sonno, stanchezza, stress, malattia, dolore, disagio, iper-stimolazione
  • bisogni emotivi legati al contesto in cui vive (intra o extra familiare): disagio o difficoltà, emulazione, bisogno di attenzione, di contatto, di riconoscimento, di comunicare
  • prove di sviluppo: ricordiamo che i bambini hanno necessità di misurare il loro potere nella relazione, tanto quanto di misurare la forza dei genitori nel contenerlo (es: “io mi oppongo, voglio vedere se tu ce la fai, e come ce la fai”)
  • l’abitudine ad esprimersi con comportamenti “sopra le righe”, che non vengono inibiti e sostituiti dai genitori, educando a modelli comunicativi adeguati.

Come rispondere a questi episodi? Come comportarsi in caso di capricci? 

Spesso i genitori vengono colti alla sprovvista davanti all’irruenza delle “crisi isteriche”, e profondamente imbarazzati e frustrati soprattutto quando si verifica in pubblico. Nel non saper che fare, mettono in atto diversi tentativi: rimproveri, urla,  qualche schiaffo, oppure ignorano il bambino o lo lasciano in una stanza sperando si calmi da solo.

La cosa che va tenuta a mente, in questi casi, è che qualsiasi comportamento della prima infanzia va colto nella sua intenzione comunicativa e “tradotto” come se fosse una lingua straniera. Il successo, nella genitorialità, consiste nella pazienza di imparare il linguaggio della relazione.

Abbiamo visto che il bambino parte da un desiderio materiale (il giocattolo, la caramella) e viene sopraffatto da emozioni e reazioni che non riesce più a controllare.

Ciò di cui ha bisogno, quindi, è di contenimento e aiuto.

Nello sviluppo del bambino, il compito dei genitori è esattamente quello di accogliere e contenere le emozioni.
Non è difficile rendersi conto che, da quando viene al mondo, il bambino ha bisogno di un’esposizione progressiva e graduale agli stimoli del mondo, sia esterno che interno, che potrebbero sopraffarlo: il ruolo dei genitori è, pertanto, quello di filtrare, accogliere, delimitare e proteggere. È una funzione fondamentale per lo sviluppo psicofisico, piuttosto istintiva: è ben rappresentata dall’abbraccio materno (o paterno) verso il proprio piccolo.
Una madre sufficientemente buona, scriveva D. Winnicott, è quella che decodifica i segnali che le invia il bambino, comprendendone il significato, riconosce le sue emozioni e le contiene. 

bambina che fa i capricci

Il primo passo da compiere davanti ai capricci: essere buoni osservatori

I capricci sono un banco di prova sia per il bambino, che familiarizza coi propri vissuti, che per il genitore, che mette alla prova la sua capacità di prevedere segnali di stress e porvi rimedio in tempo.
Ogni genitore può con facilità fare un’analisi della giornata del proprio figlio e valutare se qualcuno dei fattori scatenanti indicati sopra può averlo reso più vulnerabile ad una crisi.
Allo stesso tempo, i capricci misurano la capacità che abbiamo di essere “culla”, contenere l’agitazione con fermezza ma non con durezza (risposta empatica).

La risposta è una scelta educativa

Non esiste un solo modo di reagire (spiegazioni, parole di conforto, abbracci) ma sicuramente esiste una modalità, uno stile, ed è importante che i genitori l’abbiano chiaro.
Reagire a una “crisi isterica” rappresenta, in fondo, un modello di risoluzione dei conflitti per quella famiglia.
Come vogliamo che venga trasmesso, nella nostra famiglia, un modello di risposta per gli SOS?

Funziona molto guardare il bambino negli occhi, se possibile, e trasmettergli (anche senza parole) vicinanza, che siamo lì per lui, e che presto sarà tutto finito.

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NON funziona, al contrario:

  • farsi sopraffare da sentimenti di frustrazione e rabbia (“ho fallito come genitore”)
  •  accontentare il bambino nella speranza di calmarlo, o dargliela vinta, perché questo, al contrario, innescherà l’escalation di comportamenti isterici cui il bambino ricorrerà per ottenere ciò che vuole, perché penserà “ok, funziona, e mi è permesso”
  • punirlo o mortificarlo, perché dimenticheremo la sua legittima immaturità psico-fisica, e non aiuteremo il bambino a risolvere i problemi in modo costruttivo.

È invece utile portare il bambino in un ambiente sicuro e calmo per ricomporsi, dato che è probabile che faticherà a calmarsi da solo. 

Inoltre, insistere sulla causa o sull’oggetto del capriccio (che, come abbiamo detto, è spesso pretestuosa) non farà che prolungarlo. Di conseguenza, è preferibile distrarre il bambino facendolo concentrare su qualcos’altro. 

In conclusione:

è bene rammentare che capricci e crisi isteriche sono un fenomeno normale e transitorio, ma non per questo non meritano attenzione. Risolverli richiede un lungo periodo, pazienza e cura del bimbo, ma non per questo sono episodi patologici. Averci a che fare non fa di voi cattivi genitori, semplicemente sono il luogo in cui esplicitare alcune regole per la crescita e per le relazioni familiari.